La casa dei pensieri

29.10.18

"Volti e storie. Il PCI a Bologna". Gli inizi e un poco della storia di Casadeipensieri.

E' uscito il volume "Volti e storie. Il Pci a Bologna, 1960-1991", a cura di Giuliana Lusuardi, Lorenzo Capitani e Mauro Roda. All'interno una nota fra biografia e racconto di Casadeipensieri, soprattutto delle sue origini, scritto da Davide Ferrari. Riportiamo il testo.
Casadeipensieri: inguaribili volontari nella cultura italiana.
Siamo alla metà degli anni '80… i ghiacciai hanno già cominciato a sciogliersi. Così si definiva la crisi dell'insediamento del Partito Comunista soprattutto dove la sua forza era, dalla Resistenza e dal dopoguerra, di eccezionale robustezza, come in Emilia-Romagna. Ma è ancora il tempo dei molti tentativi di riorganizzare le forze. . Le sezioni tematiche, le associazioni culturali, ambientalistiche, di intervento su specifici problemi cercano di rinnovare una organizzazione ancora forte ma stanca, già in via d'invecchiamento. Sono spesso iniziative velleitarie oppure poco seguite da una classe dirigente che capisce al volo che, interessandosi, con passione, cura e quindi tempo, ci si distrae pericolosamente dalla “carriera”. Anche al centro, da parte della Direzione nazionale, si cercano forme nuove, anche per dare più valore, per esempio, al numero ancora cospicuo dei lettori dell'Unità. Una di queste iniziative venne chiamata Cooperativa soci dell'Unità. Doveva promuovere eventi e fare sentire il sostegno vivo dei lettori al giornale. A presiedere la nuova coop fu incaricato uno scrittore fra i maggiori d'Italia, Senatore della Repubblica: Paolo Volponi. Non prese la nomina come una sinecura. Cercò a Bologna una base per darsi da fare: convegni, manifestazioni, progetti.


Nel frattempo al Parco Nord... ero arrivato io, inconsapevole e tenace, a "dirigere" la libreria della grande festa. Appena entrato nel PCI, da giovanissimo segretario del PdUP, il partito di Lucio Magri, Luciana Castellina, Luca Cafiero. Mi avevano messo, come funzionario, a seguire la scuola, un settore nobilissimo ma non facile e soprattutto singolarmente lontano da ogni stanza dei bottoni. Il primo anno da funzionario cominciò in inverno. In primavera arrivò l'annuncio che cambiò la mia vita: il responsabile scuola deve anche curarsi della libreria del Parco Nord. Un lavoro enorme, come avrei presto scoperto. Cominciava a maggio con l'arrivo dei libri e il loro immagazzinamento. Il tutto finiva soltanto ad ottobre inoltrato, un mese dopo la chiusura della Festa. Tanto ci voleva per fare le terribili rese, mettere negli scatoloni tutti i libri invenduti, spedirli alle case editrici e accompagnarli con bolle, scritte a mano di tutti i volumi e dei loro prezzi. Nulla di elettronico, s’intende. Allora gli strumenti che oggi usano anche i bambini non erano stati inventati ma, se lo fossero stati, noi certo non lo avremmo saputo.
Nella meccanica eravamo ai tempi di Marx. Persino il camion del corriere era senza sponda idraulica. Tiravamo su tutto a spalla. Eppure il gruppetto dei sempre presenti era formato da intellettuali e "quadri" preparatissimi. Un' insegnante, la vera anima della libreria, Cristina Arato, un assessore della Provincia Giorgio Zagnoni, un veterinario, Piero Magnavita, un funzionario pubblico Gianni Cavazzuti. Ero l'ultimo arrivato, certo non "comandavo", però ci mettevo una certa energia. In quegli anni, i "miei", raddoppiammo gli incassi, grazie anche alla battaglia per fare uno stand più grande in piazza Nettuno, nonostante una certa opposizione, sotto traccia, dei librai ambulanti.
L’incontro con Volponi fu quasi fortuito… dovuto esclusivamente alla necessità di mettere lo stand della piazza a disposizione della sua Coop soci e dell’istituto Gramsci che collaborava un poco ai suoi convegni. E pure, in poco tempo, non so il perché, lo scrittore dimostrò una certa fiducia, se non simpatia, al nostro gruppetto che lo raggiungeva arrivando accaldato e improbabile dalla Festa e dai suoi torridi magazzini di latta.
Un bel giorno Volponi.... conversando di una iniziativa su Pasolini che stava organizzando a Bologna, sempre accompagnato da un funzionario di grande intelligenza e passione Sandro Bottazzi, che poi divenne, molti anni dopo, Sindaco di Baricella, ci disse alcune cose preziose.
La prima: bisognava vendere molti libri, certo, ma diffondere, con i libri, il loro contenuto, far discutere, creare dibattito.
Perché non fare presentazioni, molte, in serie ma di qualità, non scontate, non solo di novità editoriali ma legate a progetti?
Già, perché no?
In fondo eravamo fra i più bravi a fare i librai, pur improvvisati.
Cominciammo con programmi di una decina di titoli, chiamati poco originalmente “Caffè letterario” ma ,dopo qualche edizione, trovato un nome più significativo, “casa dei pensieri”, producemmo dal 1991 una vera e propria rassega culturale, di inaudita ampiezza. Si “viaggiava” sui 60-70 incontri, una cosa mai vista. Non era una novità solo per le Feste. Allora le presentazioni dei libri erano confinate nei club di anziane signore, non erano ancora venute le trasmissioni di Baricco, Augias, Fruttero e Lucentini, la francese “Apostrophe”, era lontano il boom dei libri in tv e nelle città, nelle librerie e in infiniti luoghi di buona volontà.
Volponi aveva continuato a seguirci, in qualche modo. Era con noi il terribile giorno, nel settembe dell’ ’89, nel quale gli giunse la notizia della morte di Roberto, il figlio, a Cuba in una sciagura aerea. Doveva presentare il suo “Le mosche del capitale”.
E il primo incontro della serie “grande” di Casadeipensieri, nel 1991 fu con lui, per la vittoria allo Strega di “Una strada per Roma”.
Aveva già lasciato il partito, presa la strada di Rifondazione. La preoccupazione aveva preso il posto dell’entusiasmo. Ma era un compagno, una parola che il suo modo di essere faceva comprendere con immediata chiarezza. Non rifiutò anzi, aderì ai nostri inviti e noi certo non ci facemmo frenare dalla scissione nel rapportarci al suo percorso.
Dopo la morte nel ’94 per diversi anni promuovemmo, in ogni edizione, un incontro dedicato al “nostro” scrittore, con Bettini, Zinato e altri che non ricordo, fra i critici che stavano studiando il suo lavoro.
Nel 1997 avemmo una idea…
dedicargli una manifestazione. Nacque la “Targa ricordo di Paolo Volponi alla Casa dei pensieri”.
Non volevamo fare noi un premio vero e proprio intestato a una figura grande e legata a ben altri, alla sua città, Urbino, ai suoi amici, ai percorsi della sua vita.
Eppure anno dopo anno la Targa è cresciuta, allargandosi a varie discipline, creando le proprie ragioni, divenendo una delle realtà premiali più significative, almeno di Bologna.
Le ragioni: non solo il ricordo ma la “celebrazione”, con toni modesti ma convinti, di personalità di assoluto rilievo, capaci tuttavia di mantenere un rapporto costante con la vita sociale, con le giovani generazioni, una forte tensione educativa, sia esplicita che indiretta.
L’Albo d’oro del “Volponi”, forse può far capire molto di Casadeipensieri, di come si sono articolate le nostre iniziative, aggiunti filoni “nuovi”, arte, musica, spettacolo, alla vocazione letteraria.
Lo riportiamo.
1997 Alda Merini
1998 Francesco Leonetti
2000 Dacia Maraini
2001 Guido Guglielmi
2002 Alberto Asor Rosa, Carlo Lucarelli
2003 Laura Betti [Targa Simenon ad Andrea Camilleri]
2004 Luis Sepulveda
2005 Giuseppe Bertolucci
[Premio Oliviero Parma. Asppi 2005 a Claudio Lolli]
2006 Piera Degli Esposti
[Premio Oliviero Parma-Asppi 2006 a Folco Portinari]
2007 Mario Monicelli
2008 Arnoldo Foà
2009 Enzo Jannacci, Melania Mazzucco
[premio speciale alla carriera ad Eugenio Riccomini]
2010 Vincenzo Cerami, Edith Bruck
2011 Ezio Raimondi, Marco Bellocchio, Liliana Cavani
2012 Andrea Emiliani, Gualtiero Bertelli, Giovanna Marini
2013 Vasco Bendini, Pirro Cuniberti, Guenther Wallraff
2014 Pier Paolo Calzolari, Concetto Pozzati, Vittorio Franceschi,
(Sezione impegno civico) Otello Ciavatti
2015 Giancarlo Piretti, Luigi Ontani, Marina Mizzau, Luca Caccioni
2016 Wolfango, Nino Migliori, Vittorio Giardino. (Sezione impegno civico) Paola De Donato
2017 Sergio Zavoli Mario Nanni, Bruno Raspanti, Premio speciale biennale una vita d’artista: Pupi Avati, Paolo Fresu
(Sezione impegno civico) Mauro Felicori
2018 Gad Lerner, Lella Costa, Niva Lorenzini, Sissi, Maurizio Bottarelli, (Sezione impegno civico) i ragazzi del film “Sognando Gianni Morandi”.

Laura Betti era stata compagna di scuola… di mia zia Nicoletta e amica di mio babbo e di altri giovani del quartiere e del liceo, come l’attore Quinto Parmeggiani.
Ero cresciuto con i ricordi della mia famiglia su quella ragazzina scapestrata che giocava con i “miei” a creare anagrammi e calembours, la conobbi però solo nel 1995. Serve una premessa.
Dobbiamo a Volponi e a Gianni Scalia un altro “segno”, che fu molto importante. La volontà di aprire altri capitoli su Pier Paolo Pasolini, critici, dialogici, utilizzando lo scrigno inesauribile delle sue intuizioni e l’agenda dei suoi sodali ed interlocutori.
Pasolini è rimasto a lungo uno dei “fuochi” della nostra attività.
Sono stati innumerevoli i dibattiti da noi promossi e hanno coinvolto l’interezza, possiamo dire, della “generazione pasoliniana”. In particolare, grazie alle indicazioni di Scalia potemmo realizzare a metà degli anni ‘90 un convegno, con il “Gramsci”, la Cineteca e ed il Comune, su un tema apparentemente spericolato: Pasolini e Bologna. Lì incontrammo Laura Betti, sovrana del suo mondo passato ma non sconfitto dalla tragedia di Ostia. Non mancò chi sospettò una intenzione provinciale, stracittadina nell’accostare lo scrittore alla nostra città, non a Casarsa o alle borgate romane. In realtà Pasolini, non solo era nato a Bologna, ma, tornatovi negli anni del Liceo e dell’Università, qui maturò temi ed attitudini. Infine, nel tentativo di intervenire decisivamente nel territorio fra politica e cultura, con la rivista “Officina”, molto si avvalse degli amici della gioventù bolognese, Roversi, Leonetti e del più giovane Scalia. Dalla nostra ricerca e iniziativa, non è azzardato dire che è originato un processo di riconsiderazione dei rapporti del poeta con la città, che oggi ospita, per volere di Laura, il fondo-archivio da lei organizzato sulla sua opera letteraria e cinematografica. I ricordi degli incontri con Laura, terribile e meravigliosa, alla Casadeipensieri ci rimandano ai nostri caratteri più veri. Così è ripensare a Laura portata nel grande tendone della libreria del Parco Nord, in trionfo su un carretto di legno a due ruote, abbandonato nel parco dal tempo di guerra, trainato da me e da Antonia Babini. Così pensare alle camminate con Laura per Bologna, a debita distanza per resistere alle sue urla e invettive. Siamo inguaribili dilettanti che però hanno attraversato la grande storia della cultura italiana.
Laura ci portò un giorno Giovina Jannello Volponi, una donna straordinaria, moglie di Paolo e collaboratrice di Adriano Olivetti. La signora Giovina rimase un po’sorpresa della tenace attività in ricordo del marito che un gruppo di laterali, sconosciuti al corso principale della sua vita, continuava a portare avanti. Credo che lo apprezzasse.
C’è una finestra sul mondo… cantava Jannacci, uno dei nostri “premiati”, con Cochi e Renato. Un po’ di mondo, anzi non poco, lo abbiamo portato noi, a Bologna, alla Festa e alla città. Manolo Vazquez Montalban e Lucio Sepulveda, Paco Ignacio Taibo II e Marcela Serrano e decine di altri ospiti hanno segnalato il nostro interesse per l’America latina. Restano “mitiche” almeno per noi le assemblee oceaniche con questi scrittori, una volta con Andrea Camilleri, spesso con Pino Cacucci. Il pensiero è nel nostro nome ed Edgar Morin e Zygmund Bauman, amici non solo maestri ce lo hanno ricordato più volte, con tanti altri filosofi di ogni parte del mondo.
Ma abbiamo avuto gli Stati Uniti ed il mondo anglosassone e la Cina sempre presenti, anno dopo anno, con personaggi come Ferlinghetti e Lansdale e Ah cheng e Yu Hua. E cento altri…
Una sola cosa ci manca… chi racconti la nostra storia, chi parli degli aneddoti e delle idee, di tutti noi. Non cito altri nomi qui. In fondo è destino dei volontari rimanere nell’ombra. Solo due cavalieri dell’avventura, centauri fra l’ingenuità e l’accademia: l’infaticabile e intelligente Daniela Zoboli e Filippo Gelli, “Pecos”, l’unico fra i grandi fotografi che scatta i suoi clic fra le fitte nebbie delle sue sigarette.
Davide Ferrari