Targa Volponi 20'23. I 13 premiati. I volti, le biografie.
Casadeipensieri 33ª edizione
Rassegna culturale internazionale
Bologna – Parco Nord, Festa dell’Unità
24 Agosto - 17 Settembre
Targa “Ricordo di Paolo Volponi” 2023
Bianca Pitzorno - venerdì 1 settembre
Nata a Sassari nel 1942, vive e lavora a Milano. Oggi Bianca Pitzorno, già considerata la più importante autrice italiana per l’infanzia, è fra le maggiori scrittrici per ogni generazione. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Spagna, Grecia, Polonia, Ungheria, Corea e Giappone. È Goodwill Ambassador dell’Unicef. Dopo essersi laureata in Lettere Antiche con una laurea in Archeologia Preistorica, si è trasferita a Milano per frequentare la Scuola Superiore delle Comunicazioni, dove si è specializzata in cinema e televisione. Per alcuni anni ha lavorato alla RAI, occupandosi di programmi culturali, come Sapere e Tuttolibri, e per ragazzi, come Chi lo sa? e Dirodorlando; in tempi più recenti è stata fra gli autori de L’albero azzurro. Ha scritto lavori teatrali, sceneggiature e testi di canzoni. Al suo primo libro, uscito nel 1970, ne sono seguiti molti altri destinati quasi sempre ai ragazzi che non mancano di identificarsi con personaggi che l’autrice cerca sempre di rappresentare con una forte dimensione etica. Tra i numerosi premi vinti, ha ottenuto il Premio Andersen Il Mondo Dell’Infanzia tre volte con i suoi romanzi e una volta, nel 1988, come Miglior Autrice.
Dal 2015 ha pubblicato libri di narrativa rivolti a tutto il pubblico dei lettori, tra cui “Donna con libro. Autoritratto delle mie letture”, Salani, 2022.
Pinuccia Bernardoni (Volponi Arte) - sabato 2 settembre
Autobiografia.
Nasco a Bientina (Pisa) nel 1953, mi diplomo in scultura con Quinto Ghermandi all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1972.
Dopo il diploma in scultura, sempre a Firenze, per un anno, mi iscrivo al corso di pittura di Concetto Pozzati.
Nel 1976 mi trasferisco a Bologna, dove insegno come docente all’Accademia di Belle Arti.
Tra gli esordi come artista è la X Quadriennale Nazionale d’arte a Roma nel 1975. Realizzo un ambiente dal titolo "Segno come Segno", con la collaborazione di Franco Bertini: una linea, tautologia del segno che muta in relazione al materiale che attraversa, abbraccia l’ambiente realizzato all’interno dello spazio espositivo. In questa occasione conosco Nicola Carrino, uno degli artisti italiani che ho amato da sempre.
La prima personale è nel 1978 presso la Galleria 2000 a Bologna, con la presentazione di Alfredo De Paz.
Inizio un percorso sul tema della memoria, attraversato mediante installazioni, che utilizzano figure disegnate direttamente sul muro, suoni e immagini fotografiche. Attorno a questo tema sono anche le opere esposte nel 1979 a Bologna, alla Galleria Pellegrino, con un testo di Claudio Cerritelli "La strada verso il sé passa attraverso l’ombra". Sempre nel 1979 espongo a Torino alla Galleria Unde; nel 1980 a Vienna, Modern Art Galerie, e a Parma, Galleria il Correggio; nel 1981 a Trieste, Galleria Tommaseo.
In seguito approdo ad un lavoro che si dà nella sua unicità.
Realizzo una materia composta sovrapponendo strati di carta di riso e colla, attraversata da anime di metallo: ferro, rame, ottone, segni astratti che al contatto con l’umido della colla ossidandosi la colorano.
La carta, fattasi materiale tutt’uno con il metallo, permette il modificarsi della superficie piana, creando volumi in armonia con la geometria del suo perimetro esterno.
Con queste opere nel 1982 espongo alla Galleria Studio G7 a Bologna. Inizia così con Ginevra Grigolo un rapporto continuativo di lavoro e di crescita. Nel 1983 espongo a Roma presso la Galleria Primo Piano, con la presentazione di Adachiara Zevi. Anche con Maria Colao inizia un rapporto di lavoro continuativo, di cui sono testimonianza la personale del 1992 e quella del 1998.
Nel 1984 esce la prima monografia con testi di Giovanni Maria Accame e Adachiara Zevi, edito da Ginevra Grigolo, disegnato graficamente da me con la collaborazione di Alvaro Becattini, Exit Edizioni, dedicato ad Eva Hesse. Nel 1987 realizzo una mostra personale a Bolzano, Galleria Méta, catalogo con testo di Walter Guadagnini e Claudio Cerritelli. Nel 1988 espongo a Ravenna alla Galleria 420WB, e a Roma alla Galleria Sala 1; nel 1990 a Forlì all'Oratorio di San Sebastiano, a cura di Dede Auregli. Nel 1991 espongo alla Galleria Studio G7 una serie di nuove opere realizzate in lamiera di ferro, lamiera di ferro forata e piombo. Il titolo della mostra è "Oggetti di Confine", ed esce la seconda monografia, "Bernardoni", Edizioni Essegi, testi di Mario Bertoni e Elena Pontiggia. Del 1992 è la personale a Stuttgart, Beatrix Wilhem Galerie, con testo di Helmut Friedel "Skulpturen von Pinuccia Bernardoni"; del 1993 quelle a Saint-Etienne, Galerie la Serre, e a Salonicco, Galleria Milos (catalogo, Edizioni "I quaderni del triangolo" con testi di Dario Trento e Jaques Bonnaval). Due spazi particolari, a Salonicco un'ex fabbrica di pasta e a Saint-Etienne resti di un orto botanico incorporato nella sala di esposizione. In questi due luoghi espongo per la prima volta grandi opere realizzate con foglie naturali e carta, ambedue forate in modo regolare. Nel 1994 a Bruxelles, Ceci Est Une Galerie, realizzo delle installazioni utilizzando foglie forate dentro cornici di ferro, vetri piegati e oggetti. Del 1995 è la personale allo Studio G7, Aperture, un catalogo con testo di Giovanni Maria Accame e una biografia ragionata di Dario Trento. In questa esposizione radicalizzo il nuovo lavoro, espongo una serie di opere dove la foglia forata diventa protagonista e motore di composizioni complesse, realizzate con materiali e oggetti diversi: una nuova idea di scultura. Nello stesso anno partecipo ad una mostra a Mantova alla Galleria Il Disegno. Nel 1998 espongo a Ravenna a Santa Maria delle Croci, Giardino d’ombra, a cura di Luisa Rebucci, catalogo Giardino d’Ombra, testo Luisa Rebucci, Tipografia Moderna Ravenna.
E’ del 2002, alla Galleria Studio G7, la personale Contrappunto, un passaggio ulteriore all’interno del lavoro, che nelle prossime parole cerco di sintetizzare narrandolo.
Da quella carta fattasi materiale, dove l’amore per il lavoro di Eva Hesse trova memoria nel senso organico della materia, si spoglia, emerge il materiale ferroso che dà vita a sculture, dove geometrie inventate, costruite attorno al vuoto, lasciano spazio al libero metallo di darsi forma. E’ con queste sculture che avevo esposto alla Galleria Studio G7 nel 1991.
A metà degli anni Novanta, approdo alla "natura", dove la Foglia, già scultura nello spazio, raccolta e forata, si fa materia. Inserita nel vetro piegato, o trattenuta da cornici di ferro arrugginito, proietta l’ombra di se stessa sul muro, a citare una scultura minima, a mimare un precedente materiale ferroso: la lamiera di ferro forata. Dal 2005 torno ad una carta sottile, dove con un segno spesso, umido, olio denso traslato in barretta, afferrata a strumento, disegno la Foglia che, diventando immagine di se stessa, ammicca a scultura, allunando nel nitore di una grande carta bianca. Ora il contorno crea quel vuoto, attorno al quale in precedenza si costruiva la scultura. La carta sottile incollata su Aspex, materiale plastico sottile e trasparente che a contatto con la carta incollata si flette in lievi concavità, crea un luogo, più che uno spazio, dove la foglia va ad abitare.
In questo tentativo di riassumere il senso di un lungo percorso in poche righe, un unico incidente: "Fantasmato", modello definitivo, testimone di una scultura alta tre metri, mai realizzata per ragioni logistiche, deviazione e sintesi di un processo di lavoro durato trenta anni e più.
Nel 2006, a Castell’Arquato, Palazzo della Pretura, Vie di Dialogo, a cura di Claudia Collina. Uno spazio suggestivo, dove per la prima volta, opere di anni diversi dialogano tra loro, introducendo lo spettatore in un percorso visivo che da Amaltea del 1991, porta ai Nero di foglia e Nerezze del 2005. E’ un doppio dialogo, nel grande spazio luminoso della sala centrale, le opere dialogano con le sculture di Antonio Violetta, l’artista scelto da Claudia Collina a "dialogare" con le mie opere.
Nel 2008 a Bologna, Not so Private. Gallerie e storie dell’arte a Bologna, Villa delle Rose, catalogo Edisai srl, Ferrara. Qui rappresento la Galleria Studio G7. Installo un percorso come trait d’union tra opere che hanno in comune il tema della "Foglia" diversamente affrontato: Composizione n° 6, 1994, Architettura n°3, serie "Semi", Medaglie di Papa, 2004, ai Nero di Foglia, 2007. Del 2009 a Bologna, Galleria Studio G7, è la mostra Libri d’artista. Nel 2011 a Bologna, Museo Archeologico, realizzo l’installazione La germinazione violenta ha un suono, in occasione di Art First per la mostra ...se un viaggiatore d’inverno, a cura di Julia Draganovic.
...ho ripensato, allora, ad una serie di sculture realizzate tra il 1991 e il 1993: La germinazione violenta ha un suono, Amaltea, Omaggio ad Angelica Kauffman, Il Disegno, il Colore, la Composizione, Il Genio, immaginandole in dialogo per forma, contenuto e dimensione con testi poetici di una medesima scala...di grandi testi, dunque, messi in forma nello spazio bianco di grandi carte e collocati dentro cornici fortemente plastiche, pensati come architetture dialoganti con le sculture: forme generative traslate in parole...(dal progetto per Art First).
2013 Nascite, Galleria StudioG7, Bologna, catalogo: Libro-Oggetto "Nascite", testo di Mario Diacono, Danilo Montanari Editore.
"La Parola nella pietra" è il titolo del testo di Mario Diacono che introduce alla mostra ed è raccolto nel libro-oggetto, la cui particolarità consiste nel contenere immagini e materiali, testimonianze della mostra stessa. Il Libro d’artista è motore della forma delle sculture esposte. Un nuovo materiale entra a far parte del mio lavoro: il marmo, "...tabernacolo laico di libri celati in custodie di tela e pelle, teste di quei corpi citati nei titoli delle sculture, appoggiate su basi di legni diversi, disegnate in funzione della scultura. ...Il tutto dentro una dimensione scultorea post-minimale che da sempre caratterizza il lavoro dell’artista..." (Mario Diacono)
Giuseppe Giliberti - martedì 5 settembre
Giuseppe Giliberti, storico e giurista, è un attivista e un teorico per i diritti umani.
Si forma nell'Università degli Studi di Napoli Federico II, dove è allievo di Francesco Paolo Casavola. I suoi studi in materia di diritto romano e di lavoro nel mondo antico sono influenzati dal pensiero di Francesco De Martino.
All'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" nel 2000 diventa ordinario di Fondamenti del diritto europeo.
Un particolare aspetto della sua attività professionale è rappresentato, a partire dalla fine degli anni Ottanta, dall'insegnamento dei diritti umani, cui lo indirizza la sua collaborazione con Amnesty International. Tiene corsi di Diritti fondamentali e di Sviluppo umano nelle Università di Urbino, Bologna, Tarragona, Firenze e Hanoi. Nel 1995 promuove l'istituzione del Premio René Cassin della Presidenza della Regione Emilia-Romagna, del quale è tuttora Coordinatore scientifico. Dalla fine degli anni Novanta, si occupa sempre più attivamente di relazioni internazionali, soprattutto con l'area mediterranea. A lungo ha l'incarico di Delegato rettorale ai rapporti internazionali dell'Università di Urbino.
Coordina la Rete Tematica Erasmus "Una filosofia per l'Europa", collabora a progetti di cooperazione con il Ministero dell'Università e della Ricerca e con il Ministero degli Affari Esteri. In questo ambito di attività, contribuisce alla creazione di diverse istituzioni per la collaborazione culturale tra l'Unione Europea e i paesi del Sud del Mediterraneo. Tra queste, l'Euro-Mediterranean University di Pirano (Slovenia), di cui è stato Presidente del Management Board dal 2014 al 2019, e la Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo, della quale è Presidente dal 2019.
Fa parte del Consiglio d'indirizzo della Fondazione Renzo Imbeni per un'Europa dei diritti. Dirige la rivista Cultura giuridica e diritto vivente e la collana di studi euro-mediterranei EPHESO per la Cisalpino-Monduzzi di Milano. È fondatore e responsabile di LAB, laboratorio di formazione politica di Bologna
Opere principali
● Servus quasi colonus. Forme non tradizionali di organizzazione del lavoro nella società romana, Jovene, Napoli, 1981;
● Legatum kalendarii. Mutuo feneratizio e struttura contabile del patrimonio nell’età del Principato, Napoli, Jovene, 1984;
● Diritti umani. Un percorso storico, Thema, Bologna, 1990;
● Le comunità agricole nell’Egitto romano, Loffredo, Napoli, 1993;
● Elementi di Storia del Diritto romano, Giappichelli, Torino, 1994;
● Studi sulla massima “Caesar omnia habet” (Seneca, De beneficiis, 7.6.3), Giappichelli, Torino, 1996;
● Identité européenne et droits de l’homme, Fondation D. Mitterrand, Paris, 1997;
● “Servi della terra”. Ricerche per una storia del colonato, Giappichelli, Torino, 1999;
● Cosmopolis: politica e diritto nella tradizione cinico-stoica, ES@, Pesaro, 2006;
● La memoria del principe. Studi sulla legittimazione del potere nell’età giulio-claudia, Giappichelli, Torino, 2003;
● Introduzione storica ai diritti umani, Giappichelli. Torino, 2012.
Dirige la collana di studi politici di Intra Editore.
Maria Giuseppina Muzzarelli - mercoledì 6 settembre
Maria Giuseppina Muzzarelli ha insegnato Storia medievale, Storia delle città e Storia e patrimonio culturale della moda all’Università di Bologna. Si occupa di storia della mentalità e della società.
Tra i suoi ambiti di ricerca, la concezione e il trattamento del peccato tramite lo studio dei libri penitenziali, la storia della predicazione e dei Monti di Pietà e l’evoluzione della moda tra Medioevo ed età contemporanea. Rientra in questo interesse anche lo studio del velo in Occidente. Figure e ruoli femminili sono un tema ricorrente della sua ricerca. Ha indagato a lungo anche sulla relazione fra le donne e il cibo.
Con il Mulino ha pubblicato:
● Andar per le vie italiane della seta (2021);
● Le regole del lusso. Apparenza e vita quotidiana dal Medioevo all’età moderna (2020);
● A capo coperto. Storie di donne e di veli (nuova edizione 2018);
● Un’italiana alla corte di Francia. Christine de Pizan, intellettuale e donna (2017), Breve storia della moda in Italia (nuova edizione 2014);
● Guardaroba medievale. Vesti e società dal XIII al XVI secolo (nuova edizione 2008);
● Pescatori di uomini. Predicatori e piazze alla fine del Medioevo (2005);
● Il denaro e la salvezza (2001) e Banchi ebraici a Bologna nel XV secolo (1994).
Per Laterza è autrice di Madri. Madri mancate. Quasi madri. Sei storie medievali (2021) e del libro Nelle mani delle donne. Nutrire, guarire, avvelenare dal Medioevo ad oggi (2013).
Barbara Baraldi - sabato 9 settembre
Barbara Baraldi è autrice di thriller e sceneggiature di fumetti. Da maggio 2023 è curatrice della serie «Dylan Dog» di Sergio Bonelli Editore.
Pubblica per Giunti editore la serie thriller “Aurora Scalviati, profiler del buio” di cui fanno parte i romanzi best-seller Aurora nel buio (2017), Osservatore oscuro (2018), L’ultima notte di Aurora (2019), La stagione dei ragni (2021) e Cambiare le ossa (2022). Il suo ultimo romanzo è Il fuoco dentro (Giunti).
Nel corso della sua carriera, ha collaborato con la Walt Disney Company come consulente creativa, ha pubblicato graphic novel con editori indipendenti in Italia, e in Francia con l’editore Soleil. Ha pubblicato romanzi per Mondadori, Castelvecchi, Einaudi e un ciclo di guide ai misteri della città di Bologna per Newton & Compton.
È vincitrice di vari premi letterari, tra cui il Gran Giallo città di Cattolica e il Nebbia Gialla. È tra i protagonisti di Italian noir, il documentario prodotto dalla BBC sul thriller italiano. I suoi libri sono accolti con favore dalla critica e dal pubblico e sono pubblicati in vari Paesi, tra cui Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Dal 2017 collabora con il periodico Tutto Libri – La Stampa.
Vincenzo Balzani - domenica 10 settembre
Vincenzo Balzani è uno scienziato noto in tutto il mondo. Professore emerito di chimica presso l’Università di Bologna, ha svolto un’intensa attività didattica, scientifica e divulgativa. È inoltre una personalità tra le più attente alla formazione ed all’integrazione dei ragazzi in condizioni difficili
Attività didattica
Ha tenuto corsi di insegnamento di Chimica generale ed inorganica, Fotochimica, Chimica supramolecolare. È stato coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze Chimiche dal 2002 al 2007 e della laurea specialistica in Fotochimica e chimica dei materiali dal 2004 al 2007. Nell'AA 2008-2009 ha fondato nell'Università di Bologna il corso interdisciplinare Scienza e Società.
È stato visiting professor presso le seguenti università: Università della Columbia Britannica, Vancouver, Canada (1972); Energy Research Center, Hebrew University of Jerusalem, Israele (1979); Università di Strasburgo, Francia (1990); University of Leuven, Belgio (1991); Università di Bordeaux, Francia (1994).
Attività scientifica
Ha svolto una intensa attività scientifica nei campi della fotochimica, fotofisica, reazioni di trasferimento elettronico, chimica supramolecolare, nanotecnologia, macchine e dispositivi a livello molecolare, conversione fotochimica dell'energia solare. Con le sue 650 pubblicazioni citate più di 64.000 volte nella letteratura scientifica (indice H 119),[1] è uno dei chimici più conosciuti del mondo. È autore o coautore di testi per ricercatori in lingua inglese, alcuni tradotti in cinese e giapponese, che sono attualmente adottati in università di molti paesi. Tra i più significativi Photochemistry of Coordination Compounds (1970), Supramolecular Photochemistry (1991), Molecular Devices and Machines – Concepts and Perspectives for the Nanoworld (2008), Energy for a Sustainable World (2011), Photochemistry and Photophysics: Concepts, Research, Applications (2014).
Attività divulgativa
Da molti anni affianca alla ricerca scientifica un'intensa attività di divulgazione, anche sul rapporto fra scienza e società e fra scienza e pace, con particolare riferimento ai temi dell'energia e delle risorse. È convinto che gli scienziati abbiano una grande responsabilità che deriva loro dalla conoscenza e che quindi sia loro dovere contribuire attivamente a risolvere i problemi dell’umanità, particolarmente quelli connessi all’attuale crisi energetico-climatica. Ogni anno tiene decine di seminari nelle scuole primarie o secondarie e conferenze pubbliche per illustrare agli studenti e ai cittadini i problemi creati dall’uso dei combustibili fossili e dalla “civiltà” dell’usa e getta: il cambiamento climatico, la insostenibilità ecologica e il disagio sociale che deriva dalle crescenti disuguaglianze. Ritiene che sia necessaria una triplice transizione: dall’uso dei combustibili fossili a quello delle energie rinnovabili, dall’economia lineare all’economia circolare e dal consumismo alla sobrietà. Su questi temi è coautore di libri indirizzati agli studenti e agli insegnanti delle scuole secondarie: Chimica (2000), Energia oggi e domani: Prospettive, sfide, speranze (2004), Energia per l'astronave Terra (2017) (che nella prima edizione ha vinto nel 2009 il premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica), Chimica! Leggere e scrivere il libro della natura (2012), Energia, risorse, ambiente (2014) e Le macchine molecolari (2018).
Attività politica e sociale
Nel 2009 ha avviato presso l’Università di Bologna il corso interdisciplinare "Scienza e Società" con lo scopo di gettare un ponte fra Università e Città; da tempo auspica il potenziamento di simili iniziative per una crescita culturale della Città Metropolitana. Nel 2014 ha fondato il gruppo Energia per l'Italia,[2] formato da 22 docenti e ricercatori dell’Università e dei più importanti Centri di ricerca di Bologna, con lo scopo di offrire al Governo e ai politici locali linee di indirizzo affinché il problema energetico non venga affrontato solo in una stretta visione economica, ma in un’ampia prospettiva che comprenda gli aspetti scientifici, sociali, ambientali e culturali.
Attività editoriale Ha curato la pubblicazione di numerose opere scientifiche, edite in Italia, Olanda, Stati Uniti, tra le quali: Supramolecular Photochemistry, Nato ASI Series n. 214, Reidel, Dordrecht (1987); Supramolecular Chemistry, Nato ASI Series n. 371, Reidel, Dordrecht (1992) (with L. De Cola); Guest Editor, Supramolecular Photochemistry, New J. Chem., n.7-8, vol. 20 (1996). È stato capo redattore dell'opera in cinque volumi Handbook on Electron Transfer in Chemistry, Wiley-VCH, Weinheim (2001); e dei volumi 280 e 281 di Topics in Current Chemistry (2007) dedicati alla fotochimica e fotofisica dei composti di coordinazione.
Valter Malosti - martedì 12 settembre
Valter Malosti, direttore di ERT Fondazione, è regista, attore e artista visivo. Conduce un lavoro che guarda alla trasversalità delle arti; sospeso tra tradizione e ricerca. I suoi spettacoli hanno ottenuto i più prestigiosi premi dalla critica italiana e straniera. Ricordiamo, tra gli altri, il premio UBU 2009 per la regia di Quattro Atti Profani di A. Tarantino e quello dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro sempre per Quattro Atti Profani e per Shakespeare/Venere e Adone. Nel 2004 Inverno di Jon Fosse ha ricevuto il premio UBU per il miglior testo straniero messo in scena in Italia.
Del 2004 è il premio Hystrio per la regia di Giulietta di Fellini.
Maestro d’attori, ha portato una decina di volte i suoi interpreti nella terna dei nominati ai premi UBU, premio vinto da Alice Spisa nel 2013 come nuova attrice under 30 per la sua interpretazione in Lo stupro di Lucrezia di Shakespeare, da Antonino Iuorio nel 1992 per l’interpretazione particolarmente singolare ne La trasfigurazione di Benno il ciccione di Albert Innaurato, da Michela Cescon, due volte, la prima nel 2001 per Bedbound di Enda Walsh (anche Premio Duse come attrice emergente) e poi per Giulietta di Federico Fellini nel 2004, anche Premio della Critica Teatrale 2003-2004 /Anct. Lo stesso premio è stato vinto da Laura Marinoni nel 2009 per Passio Laetitiae et Felicitatis, adattamento di Malosti dal romanzo di Giovanni Testori.
Nel 1992 Malosti ha ricevuto una menzione speciale al Fringe Arts Festival di Melbourne come miglior performer interpretando Ella di H.Achternbusch in lingua inglese.
Oltre che dalla sua compagnia, i suoi spettacoli sono stati prodotti dal Gruppo della Rocca, dal Granserraglio, dal Cabaret Voltaire, da Laboratorio Teatro Settimo, da C.R.S.T. Pontedera, dal Teatro Stabile di Torino, dal Centro Teatrale Bresciano, dal Teatro Eliseo oltre che dai principali festival italiani: Asti, Santarcangelo, Spoleto.
Come attore Malosti ha lavorato, all’inizio degli anni novanta, in numerosi spettacoli di Luca Ronconi. É stato recentemente protagonista del Manfreddi Schumann/Byron (giugno 2010) per la regia di Andrea De Rosa e la direzione d’orchestra di Gianadrea Noseda in un progetto che ha visto collaborare il Teatro Regio di Torino con la Fondazione Teatro Stabile di Torino.
È stato interprete di spettacoli di Federico Tiezzi, Giorgio Barberio Corsetti, Richi Ferrero, Gabriele Vacis.
Nel cinema ha lavorato, tra gli altri, con Mimmo Calopresti, Franco Battiato e Mario Martone.
In campo musicale ha collaborato con numerosi musicisti e compositori provenienti dalle più diverse aree espressive: Ezio Bosso, Azio Corghi, Marco Tutino, Carlo Boccadoro, Furio Di Castri, Fernando Mencherini, Radioderwish, Fabio Barovero, Bruno De Franceschi.
Ha diretto numerose opere contemporanee, spesso in prima esecuzione assoluta, citiamo, tra gli altri, Nyman (The man who mistook his wife for a hat), Tutino (Federico II), Glass (The sound of a voice), Corghi (Pia?¿) e Cage (Europera 5). Nel novembre del 2006 ha messo in scena per il Teatro Regio di Torino Le nozze di Figaro di Mozart. Con il maestro Azio Corghi ha collaborato per diversi anni al corso di composizione dell’Accademia Chigiana di Siena.
Ha al suo attivo diverse regie radiofoniche per Radio3 Rai, tra le quali segnaliamo M. Butterfly di David Henry Hwang, Le lacrime amare di Petra Von Kant di R.W.Fassbinder, La governante di Vitaliano Brancati.
Nel 2008 ha realizzato l’installazione d’arte visiva Song to the siren, in collaborazione con Luisa Raffaelli, per la Fondazione Merz di Torino. In precedenza aveva esposto in collettiva presso il Castello di Rivara, per la galleria di Franz Paludetto.
Numerosi gli allestimenti site-specific legati a siti di grande importanza storica e culturale, ricordiamo soprattutto quello nella chiesa di San Bernardino a Ivrea dal testo di Giovanni Testori G. Martino Spanzotti e gli affreschi di Ivrea, Nietzsche/Ecce Homo creato all’Accademia Albertina e poi realizzato a Palazzo Madama di Torino e nei sotterranei del Teatro Caio Melisso di Spoleto e in varie sedi auliche e museali d’Italia, Apocalisse di Giovanni alla Sacra di San Michele, Senso da Camillo Boito a Palazzo Ottolenghi di Asti e a Palazzo Viale di Cervo, tra gli altri luoghi interessati.
Tra gli ultimi lavori teatrali ricordiamo: Disco Pigs di Enda Walsh, Poe/Concerto di tenebre dai racconti di E.A.Poe tradotti da Giorgio Manganelli, Il segno del chimico da Primo Levi, una lunga ricerca su Primo Levi, a cura di Domenico Scarpa, e realizzato in collaborazione con il Centro Internazionale Primo Levi, testo interpretato negli Stati Uniti d’America da John Turturro, Corsia degli incurabili di Patrizia Valduga, Molière/La scuola delle mogli, Signorina Giulia di August Strindberg con protagonista Valeria Solarino, di cui è stata realizzata una versione filmica in 3d, primo esperimento del genere della Rai. Tra il 2012 e il 2013 Malosti ha dato vita ad un cantiere shakespeariano sul poemetto Lo stupro di Lucrezia (premio UBU 2013 ad Alice Spisa) e Amleto (tournée 2015/2016).
Sempre del 2013 è una creazione di teatro musicale in collaborazione con Carlo Boccadoro tratta dal poema Clarel di Herman Melville vincitore del bando 2013 de I Teatri del Sacro. A gennaio 2014 il debutto e la tournèe (anche al Residenz Theater di Monaco di Baviera e a Ginevra) di Quartett di Heiner Müller prodotto dal Teatro Stabile di Torino con grande accoglienza da parte della critica e del pubblico.
Del 2015 è la regia e l’interpretazione de Il berretto a sonagli di Pirandello (tournée 2017 e 2018), e di Giro di vite da Henry James (2015/2016); nello stesso anno è la voce narrante della prima italiana di Akhnaton di Philip Glass per Mito/Settembre Musica e dirige L’Arialda di Testori con un gruppo di giovanissimi attori per il Teatro Stabile di Torino. Recentissima la prima assoluta per l’Italia di Venere in pelliccia di David Ives che lo vede anche in scena con Sabrina Impacciatore,Tournée 2018/2019.
Nell’ottobre del 2016 la sua regia de Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov ha inaugurato al Teatro Carignano la stagione del Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale, cui è seguita nel 2017 (e 2018) la regia di Ifigenia in Cardiff di Gary Owen, tournée nel 2018, lavoro per il quale la protagonista Roberta Caronia ha vinto il premio Virginia Reiter.
Sempre nel 2017 ha curato la regia di Talking Heads II con l’interpretazione di Michela Cescon. Lo spettacolo è una novità assoluta per l’Italia.
Nel 2018 interpreta e dirige “Shakespeare/Sonetti”produzione CTB Centro Teatrale Bresciano, TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro di Dioniso.
Nel 2019 è in scena con lo spettacolo “Se questo è un uomo” dall’opera di Primo Levi (pubblicata da Giulio Einaudi editore) condensazione scenica a cura di Domenico Scarpa e Valter Malosti, uno spettacolo di e con Valter Malosti con Antonio Bertusi e Camilla Sandri; Produzione TPE - Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Teatro di Roma - Teatro Nazionale.
Fra i numerosi premi e riconoscimenti avuti da Malosti, dai suoi spettacoli e dagli interpreti da lui diretti, possiamo citare:
nel 2009 il Premio della Associazione Nazionale Critici di Teatro ANCT 2009 per la regia di Quattro atti profani di Antonio Tarantino e Shakespeare / Venere e Adone da William Shakespeare;
nel 1992 la menzione speciale al FRINGE ARTS FESTIVAL DI MELBOURNE come miglior performer interpretando Ella di H. Achternbusch in inglese.
Milena Vukotic - mercoledì 13 settembre
Milena Vukotic è una delle più note attrici italiane, amata da pubblici vastissimi e molto stimata dalla critica internazionale.
È nota per le sue interpretazioni in Gran bollito di Mauro Bolognini, Il fascino discreto della borghesia di Luis Buñuel, per il ruolo della moglie di Raffaello Mascetti (interpretato da Ugo Tognazzi) in Amici miei e Amici miei - Atto II° di Mario Monicelli, ma soprattutto per il ruolo di Pina Fantozzi, moglie del famoso ragioniere Ugo protagonista della saga di Paolo Villaggio. Negli ultimi decenni è diventata famosa per il ruolo di Enrica nella serie televisiva Un medico in famiglia, dove diventerà la moglie di suo consuocero Libero Martini (interpretato da Lino Banfi) e sarà la terza volta in cui interpreta la moglie di uno dei personaggi dell’attore pugliese (dopo Cornetti alla crema e Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio). Negli oltre novantacinque film a cui ha preso parte, Milena Vukotić è stata diretta da diversi registi, sia italiani che stranieri, tra i quali si ricordano Ettore Scola, Mario Monicelli, Lina Wertmüller, Dino Risi, Steno, Carlo Lizzani, Federico Fellini, Carlo Verdone, Luis Buñuel, Bernardo Bertolucci, Sergio Martino, Andrej Tarkovskij, Nagisa Ōshima, Walerian Borowczyk, Franco Zeffirelli e Ferzan Özpetek.
Nasce a Roma figlia di un commediografo e diplomatico di origine serbo-montenegrina e di una pianista italiana, Marta Nervi. Fin da bambina ha studiato recitazione e danza classica, in Italia e in Francia. Dopo aver fatto parte del corpo di ballo del Grand Ballet du Marquis de Cuevas, aiutata da un fisico esile, decise di dedicarsi esclusivamente alla sua primaria passione, la recitazione. Nel 1960 il debutto cinematografico nel Sicario di Damiano Damiani.
Poi le numerose commedie degli anni sessanta, assieme a film d'autore quali Il giovedì (1963) di Risi, Giulietta degli spiriti (1965) e l'episodio Toby Dammit (inserito in Tre passi nel delirio, 1968) di Federico Fellini, i primi due capitoli (1975 e 1982, entrambi di Mario Monicelli) della trilogia di Amici miei, L'arcidiavolo (1966) e La terrazza (1980) di Ettore Scola, La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli, Il fascino discreto della borghesia (1973), Il fantasma della libertà (1974) e Quell'oscuro oggetto del desiderio (1976) di Luis Buñuel.
Attiva anche in televisione, nel 1964 Lina Wertmüller la scelse per il ruolo di una delle sorelle di Gian Burrasca con Rita Pavone. Milena fu poi la protagonista di Nel mondo di Alice, trasposizione televisiva del celebre romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll del 1974. Condusse inoltre molti programmi per ragazzi irradiati dal Centro di Produzione Rai di Torino, tra cui L'amico libro nel 1968 e Musica insieme nel 1980. Milena Vukotic posò nuda per il numero di maggio 1976 dell'edizione italiana di Playboy. Molto particolare, inoltre, la sua partecipazione in Bianco, rosso e Verdone (1981) di Carlo Verdone nel ruolo di una prostituta che si mostra nuda al protagonista. In teatro divenne una delle attrici predilette di Rina Morelli (fra gli spettacoli Oh, che bella guerra del 1982 e Così è se vi pare di Pirandello del 1983). Ha lavorato anche in altri prestigiosi allestimenti accanto a Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Paolo Poli e Jean Cocteau.
Per il grande pubblico è rimasta indissolubilmente legata al personaggio di Pina Fantozzi, la moglie disincantata ma sempre sottomessa di Ugo Fantozzi, il personaggio di Paolo Villaggio. Subentrata a Liù Bosisio nel ruolo della moglie del famoso ragioniere dopo i primi due film della serie, sarà però proprio la Vukotic a restare nell'immaginario collettivo[senza fonte] in una delle coppie più note del cinema italiano, fino al premio Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista conseguito nel 1994 per Fantozzi in paradiso. Dal 1998 si è allontanata dal popolare personaggio partecipando alla serie televisiva Un medico in famiglia, in cui interpreta il ruolo di Enrica, al fianco di Lino Banfi e di Giulio Scarpati.
Nel 2007 ha preso parte ai film di Ferzan Özpetek Saturno contro, in cui ha il ruolo di un'aspra ma umana infermiera, e Un giorno perfetto, nel cameo di una professoressa. Nello stesso anno le è stato conferito il Ciak d'oro alla carriera. Vincitrice di un Nastro d’argento, nel 2014 ottiene la terza nomination al David di Donatello grazie alla sua partecipazione al film "testamento" di Carlo Mazzacurati La sedia della felicità, dopo quelle ricevute, nella categoria di migliore attrice non protagonista, per i film Amici miei - Atto IIº nel 1983, e Fantozzi alla riscossa, nel 1991.
Targa Volponi Civismo: I volontari delle Cucine Popolari - mercoledì 13 settembre
Le Cucine popolari sono progettate e attivate dall’Organizzazione di volontariato Civibo, costituita come Associazione di volontariato a Bologna il 20 ottobre 2014 proprio con l’obiettivo di realizzare in ogni Quartiere di Bologna una Cucina popolare, un luogo dove le persone più in difficoltà potessero non solo avere un pasto caldo ma anche la possibilità di scambi sociali.
Già dalla progettazione, infatti, le sale da pranzo sono state pensate come accoglienti: tavoli apparecchiati con piatti di ceramica, posate di acciaio, bicchieri di vetro per far sentire le ospiti e gli ospiti non in una mensa dove bisogna consumare il pasto in fretta e furia ma in un luogo dove si può mangiare come a casa propria, dove si possono fare nuove conoscenze, dove si possono scambiare quattro chiacchiere tra ospiti e con volontarie e volontari e, perché no, dove si possono anche costruire nuove amicizie.
L’idea è quella di rispondere ad un bisogno di socialità e dignità, di combattere la solitudine e la tristezza oltre che la fame.
Forse non è un caso che le Cucine popolari nascano a Bologna, città con una tradizione gastronomica tra le più ricche e famose d’Italia, tradizione che le Cucine popolari cercano di onorare ogni giorno.
Le Cucine popolari sono attualmente 4: Cucina popolare Battiferro (Via del Battiferro 2) nel Quartiere Navile, Cucina popolare San Donato (ex Italicus), (presso Opera Padre Marella, Via del Lavoro 13) nel Quartiere San Donato/San Vitale, Cucina popolare Saffi (Via Berti 2/8) nel Quartiere Porto-Saragozza, Cucina popolare Savena (presso Villa Paradiso, Via Emilia Levante 138).
Il via alle Cucine popolari
Quando si decise di partire, si pose subito un problema: c’era un robusto gruppo di volontarie e volontari, c’era il progetto, bello e innovativo, c’erano anche contatti con Istituzioni e privati, con aziende della grande distribuzione e della ristorazione, mancavano i soldi.
Il via è stato possibile grazie a una bellissima iniziativa di uno dei fondatori, Roberto Morgantini, che è poi diventato uno dei volti pubblici delle Cucine popolari, promotore delle tantissime iniziative delle Cucine rivolte alla cittadinanza, infaticabile tessitore di reti e di relazioni.
Lui e la sua compagna Elvira Segreto, con alle spalle una convivenza d’amore di oltre 30 anni, due magnifici figli ormai grandi, decisero di sposarsi, di fare “un matrimonio d’interesse”, chiedendo ad amiche, amici, parenti, compagne, compagni… di regalare non oggetti ma denaro per poter aprire le Cucine popolari.
L’invito fu accolto da moltissime e moltissimi: furono raccolti oltre 60mila euro e il 21 luglio 2015 si poté aprire la prima Cucina popolare in via del Battiferro 2 in uno stabile di proprietà di Fondazione 2000 dove hanno sede il circolo Cento Passi del Pd e uffici dello Spi-Cgil.
Un anno dopo, il 24 giugno 2016, si è potuta aprire la seconda Cucina popolare, prima situata in una villa di proprietà comunale in Via Larga, in seguito, nell’aprile 2017 presso il Centro sociale Italicus in via Sacco 16 e dal 5 settembre 2022 presso l’Opera Padre Marella in Via del Lavoro 13. E’ la Cucina popolare San Donato.
La terza Cucina popolare è stata aperta nell’ottobre del 2017 ed è ospitata nel Centro sociale Saffi in via Berti 2. E’ la Cucina popolare Saffi.
La quarta Cucina popolare è stata aperta nel febbraio 2022 ed è ospitata nel Centro culturale e sociale Villa Paradiso Via Emilia Levante 138. E’ la Cucina popolare Savena.
L’obiettivo è aprirne una in ogni Quartiere.
Le Cucine popolari vogliono avere un rapporto con le realtà istituzionali e associative del luogo in cui si trovano. Le ospiti e gli ospiti delle Cucine sono persone segnalate dai Servizi sociali del Quartiere, da Parrocchie, da altre associazioni che hanno sede nel Quartiere dove è situata la Cucina popolare. Di norma, le ospiti e gli ospiti sono persone disoccupate, persone che hanno perso il lavoro, persone sole, persone in difficoltà per motivi economici e sociali. Con la pandemia Covid 19, iniziata nel marzo 2020, le persone che hanno chiesto “aiuto” sono più del doppio di quelle dei “tempi normali”, i pasti sono passati, considerando tutte e tre le Cucine, da 200/250 a 500 e più
L'organizzazione delle Cucine popolari
Volontarie e volontari, si dividono il lavoro e le mansioni nell’arco della settimana.
C’è chi si occupa del magazzino, chi della cucina, chi della sala, chi dell’accoglienza.
Nella preparazione dei pasti si tiene conto di eventuali problemi di salute e delle prescrizioni (ad esempio per le persone di religione islamica si preparano pasti senza carne di maiale).
In tempi “normali” il pasto viene servito ai tavoli in sala pranzo dove le ospiti e gli ospiti sono accolti e serviti da volontarie e volontari.
Battiferro, Saffi, San Donato (ex Italicus), sono aperte a pranzo dal lunedì al venerdì. Savena è aperta dal lunedì al giovedì.
Con la pandemia da coronavirus, dal marzo 2020, non è stato più possibile servire i pasti in sala e si è dovuto organizzare l’asporto acquistando contenitori usa e getta, predisponendo la distribuzione con il totale rispetto delle norme anti Covid 19.
L’organizzazione di Civibo, l’Organizzazione di volontariato (Odv) che dà vita alle Cucine popolari
Civibo è stata costituita il 20 ottobre 2014 in via del Battiferro 2 da 13 persone: Domenico Cozza, Dario Marino, Alessandro Gabriele, Roberta Genovese, Gianni Grazia, Alevtyna Gulyayeva, Giorgio Mattarozzi, Giovanni Melli, Roberto Morgantini, Vera Ottani, Giuseppe Piana, Luigi Pasquali, Agata Tabuso.
Negli anni il numero di volontarie e volontari iscritti a Civibo (e impegnati nelle Cucine) è cresciuto costantemente, anche con tante ragazze e tanti ragazzi che hanno sostituito i “più agèe” (costretti a casa come da norme anti coronavirus) nella preparazione e distribuzione dei pasti durante il primo lockdown del marzo/aprile 2020.
Il Consiglio direttivo (che dovrà poi eleggere presidente e vicepresidenti) è composto da 21 membri, 10 donne, 11 uomini:
Giovanni Melli (coordinamento cuochi), Paola Marani (coordinamento ospiti), Roberto Morgantini (coordinamento relazioni esterne e mensa Battiferro), Paola Cuzzani (referente formazione), Piero Morandini (referente magazzino centrale), Pasquale Loreto (tesoriere e referente contabilità), Lucia Perna (referente amministrazione), Domenico Isola (coordinamento Saffi), Giovanni Diaco (coordinamento San Donato), Adriana Giamperoli (coordinamento Savena), Roberto Zizzi (mensa Battiferro), Romana Innocenti (mensa Battiferro), Sergio Antoniani (mensa Battiferro), Vania Zanotti (mensa Saffi), Francesco Bottino (mensa Saffi), Giovanni Panfili (mensa San Donato), Ilia Maino (mensa San Donato), Laura Calligaro (mensa Savena), Ennio Favero (mensa Savena), Marta Fin (referente comunicazione), Carla Galeati (mensa Saffi)
Roberto Zannini (mensa Savena), Luigi Villani (mensa San Donato), Francesca Isola (mensa Saffi)
Il collegio sindacale (invitato permanente alle riunioni del consiglio direttivo) è formato da: Domenico Cozza, Andrea Piasente, Nico Spatari.
Il Collegio di garanzia (previsto dall’Assemblea di Civibo del 20 maggio 2022 con il compito di dirimere eventuali conflitti) è formato da: Francesco Bottino, Ennio Favero, Marina Parmeggiani, Andrea Rigotti, Raffaele Ruvinelli, Marinella Verni (3 membri effettivi e 3 membri supplenti).
L’assemblea delle socie e dei soci è formata da tutte le socie e i soci iscritti ed in regola con il pagamento della quota associativa. A Gennaio 2022 le iscritte e gli iscritti sono in totale 445.
Ezio Mauro - venerdì 15 settembre
Ezio Mauro è uno dei più noti e universalmente stimati giornalisti italiani. Fin dagli anni ‘70 ha svolto la sua professione, in varie testate e con ruoli via via maggiori. In particolare è stato direttore de La Stampa e per molti anni de La Repubblica, dal 1996 al 2016. La sua attività attuale comprende la divulgazione storica e la saggistica, oltre a mantenersi nel giornalismo come editorialista.
Oltre a numerosi e prestigiosi riconoscimenti, ha ricevuto nel 2009 l’encomio della Harvard University per la battaglia sulla libertà d’informazione condotta in Italia, e nel 2018 la Legion d’onore dalla Presidenza della Repubblica francese.
Opere
● La felicità della democrazia. Un dialogo, con Gustavo Zagrebelsky, Collana I Robinson. Letture, Roma-Bari, Laterza, 2011, ISBN 978-88-420-9642-9.
● Babel, con Zygmunt Bauman, Collana I Robinson. Letture, Roma-Bari, Laterza, 2015, ISBN 978-88-581-1965-5.
● L'anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione, Collana Fuochi, Milano, Feltrinelli, 2017, ISBN 978-88-070-7046-4.
● Aldo Moro. Cronache di un sequestro, Roma, La Repubblica-GEDI, 2018.
● L'uomo bianco, Collana Serie bianca, Milano, Feltrinelli, 2018, ISBN 978-88-071-7346-2.
● Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino, Collana Fuochi, Milano, Feltrinelli, 2019, ISBN 978-88-070-7050-1.
● Liberi dal male. Il virus e l'infezione della democrazia, Collana Serie bianca, Milano, Feltrinelli, 2020, ISBN 978-88-071-7385-1.
● La dannazione. 1921. La sinistra divisa all'alba del fascismo, Collana Fuochi, Milano, Feltrinelli, 2020, ISBN 978-88-070-7051-8.
● Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura, Collana Fuochi, Milano, Feltrinelli, 2021, ISBN 978-88-070-7052-5.
● L'anno del fascismo. 1922. Cronache della Marcia su Roma, Collana Varia, Milano, Feltrinelli, 2022,
Giorgio Zucchini (Volponi Arte) - venerdì 15 settembre
Giorgio Zucchini frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Poi è docente all’Istituto d’Arte di Bologna ed all’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Esordisce nel 1972 prendendo parte alla collettiva “Prospettive 5” a Roma e allestendo la prima mostra personale alla Galleria Duemila di Bologna, dove esporrà anche due anni più tardi. Tra le personali di rilievo si ricordano le mostre tenutesi nel 1974 alla Galleria San Fedele di Milano, nel 1976 alla Galleria Pellegrino di Bologna, nel 1984 allo Studio d’Arte Annunciata di Milano, nel 1986 a Bologna alla Galleria Studio G7 e alla Galleria Spazia. Partecipa inoltre a prestigiose collettive in Italia ed all’estero, tra le quali la storica mostra “Anniottanta”.
Appartiene al gruppo di artisti che il critico Renato Barilli definì dei “Nuovi-Nuovi” fin dalla prima mostra. Agli inizi degli anni settanta i suoi lavori si caratterizzano per l’inserzione entro opere tradizionalmente pittoriche di elementi di arte povera e concettuale.
Sul finire del decennio si dedica alle “camere ottiche”, congegni per la visione strutturati come teatri visivi. Dagli anni ottanta si volge di nuovo alla pittura, intesa come materializzazione delle precedenti “camere”. Protagonisti delle sue opere sono ora piccoli oggetti, fiori, animaletti: minuti elementi del ricordo che popolano i suoi dipinti di ombre cromatiche, a generare la meraviglia per l’inattesa e preziosa apparizione. Gli sfondi sono sfumati e resi con colori tenui, verdi, gialli, azzurri, a ottenere una particolare delicatezza d’impianto.
Nel 2015 è presente con numerose opere in un’esposizione molto amata dall’artista: “Angelo Venturoli. Tra l’opera, il Collegio e la sua eredità: i borsisti tra il 1930 e il 1980”, Bologna e Crespellano. Nello stesso anno è alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Viadana in “Pittura Museo Città”. Nel 2016, partecipa al “Secondo salone della pittura bolognese dal 1946 ai giorni nostri” Galleria Fondantico di Bologna e alla mostra storica “Bologna dopo Morandi, 1945-2015” Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni, Bologna. Nel 2017 lo Studio Cenacchi Arte Contemporanea di Bologna gli dedica una mostra antologica.
Grazia Verasani - domenica 17 settembre
Grazia Verasani è, com’è noto, una scrittrice, commediografa e cantautrice.
Diplomatasi all'Accademia dell'arte drammatica all'età di vent'anni, le sue prime esperienze avvengono col Teatro Stabile dell’Aquila (nel Rocambole di Ponson du Terrail per la regia di Dante Guardamagna) e col Teatro Stabile di Torino (nel musical tratto da Il Piccolo Principe per la regia di Franco Gervasio).
Dopo l'incontro con Tonino Guerra, che la incita a scrivere, nel 1987 pubblica alcuni dei suoi primi racconti grazie a Roberto Roversi, che definisce la sua scrittura "immaginifica"[senza fonte]; altri suoi scritti appaiono invece sulle pagine de Il Manifesto, all'interno della rubrica a cura di Gianni Celati, intitolata “Narratori delle riserve”.
Nel 1991 sarà lo stesso Celati a dirigerla nel film Strada provinciale delle anime.
In quegli anni, è impegnata sia come doppiatrice che come speaker in RAI. La sua voce viene scelta per il personaggio di Elaine Marley nell'edizione italiana dei videogiochi della serie Monkey Island, e per diversi altri titoli adattati in italiano da CTO. Sua la voce fuori campo di pubblicità e film documentari. Partecipa a produzioni discografiche in veste di corista, collaborando con The Gang e, nel 1992, con Elio e le Storie Tese, cantando nella canzone Essere donna oggi. Collabora con Aeroplanitaliani, Nada, Federico Poggipollini, Paola Turci, Bobo Rondelli.
Grazia Verasani ha collaborato con giornali e riviste, fra cui D di Repubblica, Donna Moderna, Io Donna (magazine del Corriere), Il Fatto Quotidiano, oltre a La Repubblica Bologna (una rubrica fissa per sei anni nella sezione culturale).
Numerosi i racconti da lei scritti su antologie per vari editori: La Tartaruga (Italiane 2004), Manni (Mordi e fuggi), Sperling & Kupfer (Alle Signore piace il nero), Einaudi (Lavoro da morire), Fandango (Dizionario affettivo della lingua italiana), Del Vecchio, sul mensile Velvet, per Donna Moderna e nel progetto Nero perugino, insieme a Massimo Carlotto. Un suo racconto è stato pubblicato nell'antologia svedese En Forebadande drom, e un altro fa parte dell'antologia Kort Italiaans, edita dall'olandese Tweetalige Editiè.
Con la casa editrice Fernandel pubblica i romanzi L'amore è un bar sempre aperto (1999) e Fuck me mon amour (2001), unitamente alla raccolta di racconti brevi Tracce del tuo passaggio (2002). Nel 2007, con Gianluca Morozzi e sempre per Fernandel, cura la pubblicazione dell'antologia Quote rosa. Donne, politica e società nei racconti delle ragazze italiane.
Sempre Nel 2002 viene rappresentata al Teatro Colosseo di Roma la sua piéce teatrale From Medea, con la produzione di Giorgio Albertazzi, per la regia di Pietro Bontempo.
La piéce che ha per protagoniste quattro donne ed è incentrata sulla difficile tematica dell'infanticidio, viene pubblicata da Sironi nel 2004 e si rivela un vero e proprio successo internazionale[senza fonte]: lo spettacolo approda in Francia al Festival di Avignone nel 2006, e subito dopo in Germania e a Los Angeles[1], mentre in Italia torna in scena nel 2008 con la produzione del Teatro Stabile di Bologna. Successivamente con il Teatro dell'Elfo di Milano e nel 2015 viene interpretata da Amanda Sandrelli e Elena Arvigo.
Nel 2004 esce per la collana "Colorado Noir" edita da Mondadori (casa editrice) e poi Oscar Mondadori, Quo vadis, baby?, romanzo dalle atmosfere per l'appunto noir, con protagonista l'investigatrice privata bolognese Giorgia Cantini, da cui il regista Gabriele Salvatores decide di trarre l'omonimo film (2005) interpretato da Angela Baraldi, scegliendo la stessa Verasani come collaboratrice alla sceneggiatura. L'esperienza si ripete tre anni dopo con l'omonima serie televisiva (2008), ideata dallo stesso Salvatores e diretta da Guido Chiesa per SKY Cinema.
Al libro e al film, pubblicati e distribuiti anche all'estero, in Francia, Germania e Russia, segue la pubblicazione per Mondadori del secondo romanzo incentrato sulle indagini di Giorgia Cantini e su un nuovo mistero al femminile, intitolato Velocemente da nessuna parte (2006), che viene tradotto e pubblicato anche in Francia e Germania.
Nel 2008 esce per Feltrinelli il romanzo Tutto il freddo che ho preso, mentre in Di tutti e di nessuno (Feltrinelli 2009) torna la detective Giorgia Cantini con una nuova storia di violenza sulle donne, in cui il tema della non accettazione della libertà sessuale femminile viene sviluppato dalla Verasani attraverso il personaggio di Franca Palmieri, già apparso nella serie televisiva Quo, Vadis Baby?. Anche questo romanzo viene tradotto e pubblicato in Francia.
Nel 2010, pubblica per Transeuropa una nuova pièce teatrale intitolata Vuoto d'aria, unitamente alla ripresa televisiva di From Medea nella rappresentazione di Bologna.
Nel 2011 From Medea le vale il premio del 64º Festival Nazionale di Arte Drammatica di Pesaro come miglior autrice e nello stesso anno la piéce diventa un film dal titolo Maternity Blues, per la regia di Fabrizio Cattani: Grazia Verasani collabora alla stesura insieme al regista, vincendo il Premio Tonino Guerra per la miglior sceneggiatura al Bif&st di Bari. Il film viene presentato con successo alla 69ª Mostra del Cinema di Venezia e vince due Globi d'oro.
Sempre per il teatro, firma un monologo sulla vita e la carriera di Luciano Pavarotti intitolato Vincerò, andato in scena nel marzo del 2011 al Teatro Valli di Reggio Emilia con la produzione di Nicoletta Mantovani, diretto e interpretato da Giuseppe Battiston, e successivamente da Giancarlo Giannini, Michele Placido, Lino Guanciale e Massimiliano Gallo.
Ancora nel 2011, Grazia Verasani rappresenta l'Italia alla Fiera del Libro di Mosca. Nell'aprile dello stesso anno, partecipa con un suo racconto al progetto Delitti di establishment, a cura di Paolo Flores D’Arcais, sulla rivista MicroMega.
Nel 2012 pubblica, per la collana Fox Crime edita da Feltrinelli, il suo quarto romanzo noir: Cosa sai della notte, in cui Giorgia Cantini è stavolta alle prese con un delicato caso di violenza a sfondo omofobico.
Tutti i romanzi con protagonista la detective Cantini sono stati ristampati fra i Tascabili Feltrinelli che si aggiudica tutta la serie.
Il 6 settembre del 2013, la sua opera Vincerò viene interpretata da Michele Placido nella piazza grande di Modena. Nello stesso anno esce per Gallucci la raccolta Accordi minori: una serie di ritratti in forma di monologo, dedicati ad artisti come Amy Winehouse, Kurt Cobain, Jeff Buckley, Janis Joplin, Mia Martini, Dalida, Tenco, Umberto Bindi e altri, tutte figure di estrema umanità legate dal fil rouge di un'esistenza spesso breve e assai tormentata, che il loro straordinario legame con la musica ha però reso immortale.
Nell'estate dello stesso anno è tra i dieci scrittori italiani protagonisti della trasmissione televisiva Visionari (Rai 5).
Nel marzo del 2014, la scrittrice soggiorna negli Stati Uniti, dove tiene una serie di conferenze sul noir europeo presso l'Arizona State University.
Successivamente, nell'autunno del 2014, esce un nuovo romanzo dal titolo Mare d'inverno: una storia di amicizia al femminile (Giunti editore).
Nel settembre 2015 esce per Feltrinelli Senza ragione apparente, 5º romanzo noir della serie con protagonista la detective Giorgia Cantini, che ottiene la menzione speciale al Premio Scerbanenco 2015.
Il 7 settembre 2016 esce un nuovo romanzo dal titolo Lettera a Dina, edito da Giunti (Finalista Premio Rapallo e Premio Maria Teresa Di Lascia).
Nel 2016 la Verasani ha scritto Bo Bohème, diretto da Andrea Adriatico all'interno del progetto Bologna, 900 e duemila, dedicato ai 900 anni del Comune di Bologna, e allestito al Giardino del Guasto di Bologna. Sempre per i Teatri di Vita e il regista Andrea Adriatico, scrive la drammaturgia dello spettacolo "Chiedi chi era Francesco" incentrato sui fatti del '77 bolognese e lo studente Francesco Lorusso.
A ottobre 2017 Vincerò viene rappresentato con successo a Bucarest, e sempre in occasione del decennale della morte del tenore, il testo viene interpretato dall'attore Lino Guanciale alla Cava del Sole di Matera. A ottobre 2017 esce il cd Anime storte del cantautore livornese Bobo Rondelli, con la collaborazione ai testi di Grazia Verasani.
Il 21 settembre 2017 è uscito il romanzo La vita com'èper La Nave di Teseo. La vita com'è è stato presentato a Bologna il 26 settembre 2017 alle Librerie Coop ex Ambasciatori con l'intervento del maestro Ezio Bosso.
Nel 2019 esce il film Gli anni amari di cui è sceneggiatrice insieme a Stefano Casi e al regista Andrea Adriatico, sulla vita di Mario Mieli.
Il 25 giugno 2020 Marsilio pubblica il romanzo Come la pioggia sul cellofan, sesto libro con l'investigatrice Giorgia Cantini. Escono per Feltrinelli Tascabili con una nuova veste anche i primi tre romanzi della serie.
Nel maggio 2021 esce per Marsilio Non ho molto tempo, memoir dedicato all'amico Ezio Bosso.
Nel settembre 2021 va in onda su Rai 5 la docufiction "Amati fantasmi" da lei sceneggiata sul mondo del teatro, per la regia di Riccardo Marchesini.
Nel luglio 2022 Rizzoli pubblica l'antologia "Le Invisibili" con il suo racconto "Do ut des".
All'inizio del 2023 esce per Oligo il saggio "Solitudini del XXI secolo".
Nel febbraio 2023 esce su Audible prodotto da Choramedia il podcast "Babylon Dahlia" da lei scritto e interpretato.
Attività di cantautrice
Nel 1995 la Verasani vince il Premio Recanati col brano Devi morire e questo le offre la possibilità di pubblicare su etichetta Musicultura (BMG), il suo primo album, intitolato Nata mai (1996): nel disco, interamente composto da canzoni sue, testi e musiche, sono presenti, fra gli altri, Nel sangue, Dentro, Con le mani potrei, e la stessa Nata mai.
Nel 1997 partecipa come supporter al tour dei Jethro Tull[2], mentre l'anno dopo è presente come autrice nell'album Via Zamboni 59 di Federico Poggipollini, al suo esordio da solista[3]. Nel 2000 torna come ospite al Premio Recanati, dove duetta con Nada.
Successivamente, decide di lasciare l'attività musicale e proseguire con la carriera di scrittrice.
Soltanto nel 2010, dopo aver scritto per artiste come Paola Turci ("Odiarti e amarti così") e Silvia Mezzanotte ("Silvia che freddo"), Grazia Verasani torna in musica con un nuovo album intitolato Sotto un cielo blu diluvio.
Il disco, da lei stessa interamente scritto e composto, contiene brani come Immobile, Alberghi sul mare, Amsterdam, E.. In allegato al disco, esce anche un mini-racconto di venti pagine (Cinque donne facili), dove la Verasani inventa e ritrae cinque personaggi al femminile attraverso la tematica musicale.
Andrea Adriatico - domenica 17 settembre
Andrea Adriatico è regista di teatro e di cinema. Laureato in Scienze dell'Architettura e in Progettazione Urbana alla Università di Roma Tre e al Dams di Bologna, è diplomato all'Accademia Antoniana d'Arte Drammatica di Bologna nel 1988. Giornalista professionista dal 1992, consegue una specializzazione in videogiornalismo con Milena Gabanelli in un progetto del Fse. Ha insegnato cinema e videoarte presso l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, il Dams di Bologna e l'Accademia di Belle Arti di Roma e l'Accademia di Belle Arti di Urbino.
Come attore debutta nel gennaio 1989 nella performance Piccola Orgia, ispirata a Orgia di Pier Paolo Pasolini, con la regia di Mauro Bertocchi, al centro La Morara di Bologna. È questa l'unica apparizione come attore. Nel maggio 1989 dà vita a Bologna al festival Loro del Reno, che avrà una seconda edizione nel 1990, e poi sarà ripreso dal 2006 al 2009 da Teatri di vita.
Nel 1989 costituisce con l'attrice tedesca Iris Faigle la compagnia teatrale :riflessi (che va letto "due punti riflessi"), il cui nome è ispirato al primo romanzo di Aldo Palazzeschi. Nel biennio 1991/92 la compagnia viene invitata in residenza creativa al Santarcangelo dei Teatri - Festival dal direttore Antonio Attisani.
Nel gennaio 1993 Adriatico fonda a Bologna un nuovo spazio aperto alla scena contemporanea del teatro, della danza e della musica: Teatri di vita. Successivamente porta in scena una "trilogia della clonazione", il cui primo spettacolo Ferita. Sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler è anche l'ultimo che vede in scena Iris Faigle. Mentre nel 1997 Teatri di Vita apre lo sguardo alla scena internazionale, nel 1998 Adriatico crea l'ultimo spettacolo con la sigla: riflessi (dopo di allora la produzione si chiamerà Teatri di vita): Lotta d'angeli, con la drammaturgia di Milena Magnani, in coproduzione con il teatro francese La Fonderie di Le Mans e il centro tedesco Podewil di Berlino, con cui affronta per la prima volta un tour internazionale. L'anno successivo, mentre Teatri di vita trasloca in una sede più ampia diventando uno dei maggiori teatri di Bologna, Adriatico porta in scena Madame de Sade di Yukio Mishima. In questa occasione affronta per la prima volta il linguaggio cinematografico. Infatti, nel 2000 realizza (insieme con Anna Rispoli) il suo primo cortometraggio Anarchie, tratto da una scena di Madame de Sade. Il cortometraggio, un complesso piano sequenza di 11 minuti, partecipa a numerosi festival italiani.
Nel 2002 il terzo cortometraggio Pugni è presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, e in seguito in numerosi altri festival italiani e stranieri, dove si aggiudica diversi premi. Segue il primo lungometraggio Il vento, di sera, prodotto da Teatri di vita, sceneggiato con Stefano Casi, e interpretato da Corso Salani e Francesca Mazza, con la partecipazione tra gli altri di Alessandro Fullin, Ivano Marescotti e Giovanni Lindo Ferretti. Il film debutta in prima mondiale nel 2004 al 54º Festival del Cinema di Berlino, riscuotendo grande attenzione, tra l'altro con una lunga recensione su Variety che definisce questo film "segno potente di un cinema italiano rinvigorito". Nel 2007 esce il secondo lungometraggio All'amore assente, sceneggiato con Stefano Casi e Marco Mancassola, con la partecipazione di Massimo Poggio, Francesca D’Aloja, Milena Vukotic e Tonino Valerii, presentato al London International Film Festival, premio speciale della giuria al festival Annecy Cinéma Italien.
Nel 2009 affronta l'opera di Samuel Beckett in una tetralogia dal titolo Non io nei giorni felici.
Nel 2010 esce il film Più o meno - Il sesso confuso: racconti di mondi nell'era AIDS realizzato in collaborazione con Giulio Maria Corbelli. Il lungometraggio è un film documentario nel quale vengono raccontate dai diretti protagonisti le proprie storie personali legate all'AIDS. Il documentario successivo, Torri, checche e tortellini, è dedicato alla nascita del Cassero, il primo centro lgbt italiano ospitato in uno spazio pubblico, a Bologna.
Nel 2016 è ideatore e regista dell'evento teatrale Bologna, 900 e duemila per le celebrazioni dei 900 anni del Comune di Bologna, su testi di tre scrittrici (Milena Magnani, Grazia Verasani e Simona Vinci) e allestito in tre spazi monumentali del centro storico. Nel 2018 inizia le riprese del film Gli anni amari sulla vita di Mario Mieli, con Nicola Di Benedetto, Sandra Ceccarelli e Antonio Catania, che viene presentato in anteprima nella serata di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma. Le riprese sono accompagnate dalle polemiche per la personalità di Mieli che arrivano a coinvolgere il Sottosegretario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nel 2020 ha ricevuto il "Basilicata Cinema Movie Award" per il suo impegno sui diritti civili.
Teatro
Le ceneri di Beckett ("Dondolo" di Samuel Beckett), Centro La Morara di Bologna (1989)
Prova d'orgia, da Pier Paolo Pasolini, Circolo Ketty Dò di Bologna (1990)
Le religioni del mio tempo - Un affetto e la vita, di Andrea Adriatico, Cassero di Porta Saragozza di Bologna (1990)
Le religioni del mio tempo - I silenzi e la vita, di Andrea Adriatico, Centro La Morara di Bologna (1991)
Il giudizio di un'anima - Storia illusa di Italia e paese, di Andrea Adriatico, Festival TeatrOrizzonti di Urbino (1991)
L'ultima notte - Un pezzo dedicato a Bernard-Marie Koltès, ("La notte poco prima della foresta" di Bernard-Marie Koltès), Sala Polivalente di Santarcangelo di Romagna (1991)
Fuga - Un pezzo dedicato a Bernard-Marie Koltès, di Stefano Casi (da "Fuga a cavallo lontano nella città" di Bernard-Marie Koltès), Sala Polivalente di Santarcangelo di Romagna (1992)
OPLÀ, noi viviamo! - Fratelli di massa pensando a Ernst Toller, di Andrea Adriatico, Festival Santarcangelo dei Teatri di Santarcangelo di Romagna (1992)
Donne. guerra. commedia, di Thomas Brasch, Teatro Novelli di Rimini (1993)
La voce umana, da Jean Cocteau, Festival Santarcangelo dei Teatri di Santarcangelo di Romagna (1993)
Là, dove ci si vede da lontano, da Bernard-Marie Koltès, Festival Orizzonti di Urbino (1994)
Ferita. Sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler, di Andrea Adriatico, Arena del Sole di Bologna (1995)
Solo. Il fondamento degli incurabili, di Andrea Adriatico, Ex Chiesa di San Mattia di Bologna (1996)
Salvo, o della santa voglia, di Andrea Adriatico (da "La casa di Bernarda Alba" di Federico García Lorca), Teatri di Vita di Bologna (1997)
Lotta d'angeli. Messaggi da un uomo in fuga, di Milena Magnani, La Fonderie di Le Mans (1998)
Madame de Sade, di Yukio Mishima, Teatri di Vita di Bologna (1999)
Autosufficiente, di Andrea Adriatico, Accampamento d'Arte di Ozzano dell'Emilia (1999)
L'auto delle spose, di Andrea Adriatico, Teatri di Vita di Bologna (2000)
6., di Andrea Adriatico (comprende "Le quattro gemelle" di Copi), Teatri di Vita di Bologna (2001)
L'auto delle fughe, di Andrea Adriatico, Teatri di Vita di Bologna (2002)
L'auto dei comizi, di Andrea Adriatico e Alessandro Fullin, Teatri di Vita di Bologna (2003)
Orgia, di Pier Paolo Pasolini, Teatri di Vita di Bologna (2004)
Il frigo, di Copi, Teatri di Vita di Bologna (2005)
Le quattro gemelle, di Copi, Teatri di Vita di Bologna (2006)
Il ritorno al deserto, di Bernard-Marie Koltès, Teatri di Vita di Bologna (2007)
Le serve di Goldoni, di Alessandro Fullin, Biennale di Venezia (2007)
Le cognate, di Michel Tremblay, Teatri di Vita di Bologna (2008)
Non io, di Samuel Beckett, Teatri di Vita di Bologna (2009)
Giorni felici, di Samuel Beckett, Teatri di Vita di Bologna (2009)
Dondolo, di Samuel Beckett, Teatri di Vita di Bologna (2009)
Senzaparole, di Andrea Adriatico, Teatri di Vita di Bologna (2009)
The Sunset Limited (l'espresso del tramonto), di Cormac McCarthy, Arena del Sole di Bologna (2010)
Biglietti da camere separate, da Pier Vittorio Tondelli, Mambo - Galleria d'Arte Moderna di Bologna (2011)
L'omosessuale o la difficoltà di esprimersi, di Copi, Teatri di Vita di Bologna (2012)
Quai ouest, di Bernard-Marie Koltès, Festival VIE, Finale Emilia (2013)
Delirio di una TRANS populista. Un pezzo dedicato a Elfriede Jelinek, Festival Cuore di Brasile, Bologna (2014)
Jackie e le altre. Un altro pezzo dedicato a Elfriede Jelinek, Festival Orizzonti, Chiusi (2014)
Un pezzo per SPORT. Un'altra visione su Elfriede Jelinek, Festival VIE, Arena del Sole, Bologna (2014)
Is,Is Oil, da Petrolio di Pier Paolo Pasolini, Teatri di Vita, Bologna (2015)
Porta della Rocca Ostile, di Simona Vinci (progetto Bologna, 900 e duemila), Scalinata del Pincio, Bologna (2016)
Bo Bohème, di Grazia Verasani (progetto Bologna, 900 e duemila), Giardino del Guasto, Bologna (2016)
Per amor del cielo, di Milena Magnani (progetto Bologna, 900 e duemila), Torre degli Asinelli, Bologna (2016)
A porte chiuse, dentro l'anima che cuoce, Festival VIE, Teatri di Vita di Bologna (2016)
Chiedi chi era Francesco, di Grazia Verasani, Teatri di Vita di Bologna (2017)
La maschia, di Claire Dowie, Teatri di Vita di Bologna (2018)
Il mio amico Hitler, di Yukio Mishima, Teatri di Vita, Festival Cuore di Tokyo (2019)
evǝ, di Jo Clifford, Teatro Kismet di Bari (2021)
XYZ. Dialoghi leggeri tra inutili generazioni, di Andrea Adriatico, Teatri di Vita di Bologna (2022)
Filmografia
Autore e Regista
Anarchie - quel che resta di liberté, égalité, fraternité (insieme a Anna Rispoli), (2000)
L'auto del silenzio (2002)
Pugni e su di me si chiude un cielo, cortometraggio (2002)
Il vento, di sera (2004)
All'amore assente (Andres and Me) (2007)
Più o meno - Il sesso confuso: racconti di mondi nell'era AIDS, documentario (insieme a Giulio Maria Corbelli), (2010)
Torri, checche e tortellini, documentario (2015)
Gli anni amari (2019)
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