Il Pci che manca al Pd
Stop alle polemiche sulla scelta tra De Gasperi e
Togliatti per il pantheon, attenzione seria alle politiche di genere, tornare
in mezzo alla gente, ascoltarla, fare politica per passione. Necessità e
mancanze del Pd indicate da personaggi e militanti di primo piano della storia
del partito (dal Pci al Pd) bolognese: Isa Ferraguti, Luisa Lama, Lorenzo
Capitani, Mauro Roda, Rosanna Facchini, Marta Murotti e Paola Savigni. Critiche
senza sconti che guardano al futuro, perché senza certi punti fermi non si va
da nessuna parte.
È il primo appuntamento esterno della
Festa de l’Unità, organizzato da Casa dei Pensieri alla Libreria Trame, martedì
scorso, e si presentano due libri sul Pci in Emilia Romagna: Emilia rossa. Immagini, voci, memorie dalla storia del Pci in
Emilia-Romagna (1946-1991), a cura del docente Lorenzo Capitani
(Vittoria Maselli edizioni), e La mia vita in un quaderno.
Eventi e persone alla rinfusa nel ‘900 e oltre, a cura dello storico
sindaco di Zola Predosa Marta Murotti (Labor edizioni). Due riflessioni su cosa
ha voluto dire vivere in Emilia Romagna nella storia del Pci. «Una storia che
manca – dice Capitani – La mostra in Sala Borsa sul Pci aveva carenze proprio
sulla nostra regione. Manca un’operazione complessiva, un po’ per i pregiudizi
di chi farebbe a meno di questa storia, un po’ per i nostalgici. Il nostro è un
gesto: bisogna unire le forze per mettere mano agli archivi, dove tanto
materiale rischia di andare perduto».
Per cominciare, tra documenti, riflessioni e immagini,
Capitani ha chiamato a collaborare molte persone, e ha fatto una lunga
conversazione con Carlo Galli, direttore della Fondazione Gramsci dell’Emilia
Romagna, che costruisce un suggestivo parallelo forse un po’ irritante per i
leghisti: «il Pci, come il Po, ha consentito il farsi di un territorio». Ma non
c’è mitologia, né nostalgia, come per la Murotti, che confessa: «io non ho
scritto un libro, sono pigra e mi mancano gli strumenti. Mi non fatta
raccontare storie, e io le ho ascoltate, cosa che oggi non si fa più, e
trascritte perché non voglio cancellare le nostre radici». Questo l’ha spinta a
scrivere il libro, che per Mauro Roda (già tesoriere del Pd bolognese) «è
scritto col cuore, racconta incontri con Rodari e Calvino e non parla di un Pci
ideologico, ma di un partito capace di ascoltare persone per costruire la
società democratica italiana, che prima non c’era. E le donne sono protagoniste
di questa storia».
C’è un po’ d’amarcord, inevitabile. Ad esempio la
Murotti, oggi ottantenne, ricorda quando, nell’immediato dopoguerra, «Vittorina
Dal Monte viene a parlare coi miei genitori per chiedere di farmi fare politica
per la Fgci. Avevo 17 anni, ero minorenne e donna, figlia femmina. Mia madre
era d’accordo, mio padre aveva dubbi, poi Vittorina gli disse: “ma dai, è solo
per tre mesi!”. E fu per tutta la vita…». Ha la grinta e la dolcezza di sempre,
il sindaco che a Zola Predosa fece partire il tempo pieno a scuola quando
ancora a Bologna se ne discuteva.
Ma subito l’amarcord del Pci diventa una bacchettata
per il Pd. E la Ferraguti, già parlamentare, dice chiaramente che «nel gruppo
dirigente del Pci c’era un’attenzione alle politiche di genere che manca al Pd.
Nel 1972 Berlinguer impose un candidato donna per ogni collegio, e in vista del
referendum sul divorzio, nel 1974, convocò noi donne della Commissione
femminile nazionale che lavoravamo a Roma, a Botteghe Oscure, per sapere come
stavano reagendo le donne. C’era lo stato maggiore del Pci, e noi raccontammo
come il consenso era trasversale, che le donne sapevano cosa significava il
referendum. Berlinguer ci ascoltò, poi si voltò verso i dirigenti e ordinò loro
di mettersi al servizio della Commissione femminile per la campagna
elettorale».
Serve coraggio, «serve ricostruire la voglia e la
capacità di vivere insieme», dice la Facchini. Donne e uomini, italiani e le
persone che ancora risultano extracomunitarie. Per questo la Murotti dice senza
mezzi termini: «spero che la prossima campagna elettorale non accantoni per
timore il tema dell'immigrazione». Parole chiare, dette a un appuntamento della
Festa de l’Unità. Parole nette per il Pd, dal suo interno.
Alberto Sebastiani Caffè letterario La Repubblica
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